Un altra diavoleria giapponese che però non è una novità assoluta, ma risale ad una decina d’anni fà è l’ Ebing Game, da “ebi” エビ che in giapponese vuol dire “gambero o gamberetto” è una tecnica che è un’ evoluzione della pesca a bolentino per i grandi pagri giapponesi i “madai” praticata appunto con l’utilizzo di gamberetti freschissimi e lunghi terminali. Per evitare gli immancabili grovigli si utilizzavano dei particolari “divergenti metallici” “chidori tenbin” a cui fissare la piombatura o pasturatori zavorrati, unite a canne dalla cima morbidissima e mulinelli elettrici. Un sistema utilizzato soprattutto con i pasturatori anche per la pesca a mezz’acqua dei tonnetti striati o Skipjack (Katsuwonus pelamis) anche dai professionisti giapponesi. Proprio questi ultimi si accorsero che il sistema a volte funzionava anche con i tonni pinna gialla (Thunnus albacares) della Baia di Sagami ed Okinawa o i Pacific Blue Fin (Thunnus orientalis). Anche se inizialmente in Giappone l’ Ebing Game, utilizzando piccoli artificiali siliconici al posto dei gamberi veri, si era orientato soprattutto verso specie ittiche di fondo, come pagri e cernie. Proprio in questa veste una azienda assai nota, tentò di importarla in Mediterraneo, facendo anche alcuni timidi tentativi nelle nostre acque intorno al 2010, ma era il periodo dei successi del vertical jigging e delle tecniche ad esso collegate, come inchiku e kabura, e quindi inutile dire che la cosa da noi non prese piede.
La svolta intorno al 2014/2015 per opera del prostaff Daiwa mr. Murakoshi Masahi esperto di spinning tropicale e al tonno e delle varie tecniche di vertical jigging. Frustrato da una lunga giornata all’inseguimento delle mangianze a galla, nella quale le esche di superficie non avevano ottenuto alcun risultato, a causa del subitaneo e repentino affondamento della mangianza e quindi anche dei tonni. Pensò quindi di utilizzare delle piccolissime esche siliconiche semitrasparenti, molto simili alle piccole prede delle quali in quel momento si cibavano i tonni. Per poterle lanciare a distanza utilizzando la canna da spinning, adottò una montatura sulla quale aveva collegato un divergente metallico ed un jig usandolo come piombo.
Questo in alto è lo schema del sistema utilizzato da Murakoshi Masahi e come si vede dai libraggi è adatto a prede di medie e piccole dimensioni, proprio quelle dei tonni di branco che il prostaff stava inutilmente inseguendo con esche di superficie. Possiamo vedere bene il divergente metallico con il jig e l’amo innescato con due piccoli artificiali siliconici. Il risultato della giornata, a detta dello stesso Masahi, fu stupefacente al punto da spingere la stessa Daiwa alla progettazione di artificiali specifici.
I Daiwa DR Darting nel 2015 e ultimamente nel 2017 gli Ebing Stick che sono appunto piccoli artificiali siliconici da 3.5” e 4.2” che assomigliano molto vagamente ad un gamberetto, piuttosto delle “creatures” dotate di una serie di zampette “Vibrating Legs” ( 2 ) che si animano durante il recupero che possono anche assomigliare a piccoli avanotti semitrasparenti per via del corpo allungato e della coda ( 4 ) “Delta” che si muove frenetica. Sulla testa una chiara indicazione ( 3 ) far passare l’amo per l’innesco corretto e la possibilità di tagliarle parzialmente ( 1 ) per adeguarle alle
dimensioni dell’amo o delle eventuali prede di cui in quel preciso momento si stanno cibando i predatori. Come abbiamo detto all’inizio, questa armatura è prevista per tonni medi di branco molto selettivi e di conseguenza l’amo parte da misure “piccole”, come 2/0 o 3/0 ed è un amo di tipo rigorosamente circle hook come il Super Mutu ad esempio. L’allamata sarà infatti sempre localizzata sull’angolo della bocca.
Ovviamente è appena il caso di dire che tutti i componenti della montatura devono rispondere a requisiti di solidità ed affidabilità totali, quindi ami di riconosciuta qualità, girelle con barilotto di libraggio non inferiore alle 300 lbs, divergente metallico in filo di acciaio da almeno 2 mm o superiore con occhielli saldati, online ne esistono di appositi e specifici per questa tecnica. Le canne dovranno essere quelle da spinning al tonno in grado di avere un power lure sino ad almeno 150/180 gr, mulinelli adeguati di classe 10000 18000 in casa Shimano e 6500 in casa Saltiga Daiwa con trecciato anche da 60 lbs sino ad oltre le 80 lb.
La tecnica è abbastanza semplice: si lancia nella zona dove qualche istante prima c’erano i tonni in mangianza, si lascia affondare a profondità variabili e si inizia un recupero fatto di lunghe jerkate e rilasci continui, si vede meglio nel video in fondo al post. Per chi volesse provare trovate online da Maguro Shop gran parte degli accessori di cui abbiamo parlato qui. Tra le considerazioni finali oltre al fatto che i mari giapponesi sono sicuramente più ricchi dei nostri e le situazioni di pesca sono anche molto diverse, non può che esserci un certo scetticismo iniziale. Sembra davvero incredibile che pesci di svariate decine di kg. possano abboccare ad artificiali di gomma inconsistenti e lunghi pochi centimetri, ed occorre anche dire che neanche in Giappone la tecnica si è diffusa come si potrebbe pensare, anche se oltre ai tonni anche diverse ricciole del Pacifico pare abbiano apprezzato. Ma questa è un altra storia e ne parleremo più dettagliatamente in altra occasione. Stay tuned…!
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