Francis Tully, un cercatore di fossili, trovò nel 1955 in un deposito minerario del Mazon Creek, a sud est di Chicago (Illinois) uno stranissimo fossile che ha sfidato la classificazione degli studiosi per oltre 60 anni. Il fossile datato 300 milioni di anni fa è lungo circa 40 cm con un corpo allungato, due stranissime appendici laterali ed una proboscide dotata di una bocca con dentelli aguzzi, quasi una copia in piccolo del mostro di Loch Ness. Ribattezzato Tullimonstrum Gregarium in onore al suo scopritore, era stato inizialmente catalogato tra i protovertebrati conodonti, o tra i molluschi. Solo recentemente un team di studiosi, dopo aver analizzato circa 1200 reperti fossili è arrivato alla conclusione che il Tullimonstrum Gregarium è un vertebrato assimilabile alle nostre comuni lamprede.
La svolta in questa difficile classificazione si è avuta quando gli studiosi hanno analizzato e comparato fossili di Myxinidae (specie di lamprede primordiali) che presentavano un organo interno simile a quella del Tullimonstrum Gregarium, la nocorda composta da un materiale presumibilmente simile alla cartilagine che rappresenta una fase dello sviluppo dei vertebrati. “Si può ragionevolmente presumere che il Tullimonstrum sia una evoluzione insolita e stravagante delle prime lamprede avendo subito delle modificazioni anche sostanziali ed una biologia completamente differente “ ha detto il paleontologo dell’Università di Manchester Rob Sansom. La scoperta è stata possibile dopo aver riconosciuto la stessa struttura interna, che inizialmente era stata scambiata per un semplice intestino, ritrovandola anche nei fossili di Myxinidae, catalogati da sempre come
vertebrati. Se questa tesi dovese trovare ulteriori conferme bisognerebbe riscrivere le origini ancestrali della famiglie delle comuni lamprede, in quanto il Tullimonstrum Gregarium si muoveva autonomamente alimentandosi di piccoli crostacei e altri micromolluschi grazie alla bocca dentata e non come le lamprede che parassitano i pesci attaccandosi al corpo con la bocca circolare ed i micro dentelli. Questo interessante studio è stato pubblicato sulla rivista Nature il 16 marzo 2016, dal titolo “Il ‘Tully Monster’ è un vertebrato.”
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