IL FATTO
E’ attualmente in discussione al Parlamento Europeo la proposta della Commissione, a firma Maria Damanaki, fino allo scorso 31 ottobre Commissaria Europea per gli affari marittimi e la pesca, che ha come obiettivo il divieto totale dell’uso delle reti derivanti in tutte le acque europee e per tutte le categorie di imbarcazioni a partire dal prossimo 1 gennaio 2015 questo il LINK . Occorre ricordare che tale divieto è già in atto per quanto concerne le cosiddette “spadare” chilometrici sbarramenti in
deriva al largo sostanzialmente deputati alla cattura del pesce spada ma di fatto pericolose trappole per molti cetacei, tartarughe e altre specie marine. Da questo divieto rimanevano escluse le Ferrettare, tipologie di reti derivanti lunghe meno di 2,5 km e con maglie e caratteristiche specifiche per la specie obiettivo della pesca: dalle piccole maglie per la cattura di aringhe, sardine, acciughe, a quelle più grandi per sgombri, piccoli tunnidi, occhiate, ricciole etc. La pesca ai grandi pelagici (tonno e spada) è vietata con le ferrettare, ma in alcuni casi esse hanno continuato ad essere illegalmente utilizzate per la cattura di queste specie. Nel mar Baltico il divieto totale di utilizzo di reti derivanti è in vigore dal 2008.
GLI OBIETTIVI
Lo scopo di questa proposta della Commissione Europea è quello di affrontare una volta per tutte il problema della pesca illegale ai grandi pelagici attuata attraverso le reti derivanti, mai abbandonata totalmente grazie a sotterfugi dei pescatori e carenze nei controlli a mare. Inoltre la presenza di reti derivanti con maglie di dimensioni relativamente grandi, costituisce un grosso pericolo ambientale e di conservazione in particolare per i mammiferi
marini, tartarughe marine e uccelli marini. La proposta della Commissione mira inoltre ad eliminare le carenze legislative nel quadro giuridico e chiudere eventuali scappatoie per rafforzare il controllo e l’applicazione e quindi garantire il rispetto delle norme in materia di attuazione. In questo modo si contribuirà agli obiettivi dell’ UE in materia di “buono stato ecologico” per i mari europei come stabilito dalla direttiva quadro sulla strategia marina (MSFD)
L’ OPPOSIZIONE DELLE LOBBY DELLA PESCA PROFESSIONALE
Con questi obiettivi considerati troppo “generici” e “sbrigativi” come generiche sono state sino ad oggi considerate le definizioni di “reti di posta derivanti”, è stato gioco facile per le lobby che rappresentano la pesca professionale fare una opposizione basata sul fatto che tale pratica di pesca è da ascriversi principalmente al settore della “piccola pesca artigianale” e che non esistendo dati precisi sulle varie diversità locali di queste reti e sull’effettivo impatto sugli stock delle popolazioni ittiche interessate da questa forma di prelievo il divieto
era da ritenersi eccessivamente ed inutilmente restrittivo e avrebbe generato “pesanti” ripercussioni socio economiche su un settore portato ad esempio di sostenibilità. In commissione pesca più voci sono favorevoli al rigetto della proposta della Commissione considerata, tra le altre cose, contraria ai principi della regionalizzazione promossi dalla nuova riforma della politica comune della pesca. Queste ‘voci’ potrebbero spingere il nuovo presidente della Commissione Europea per gli affari marittimi e la pesca, il maltese Karmenu Vella, che tra parentesi, guarda caso, proviene da una area mediterranea dove tale sistema di pesca viene attuato da secoli, a ritirare la proposta.
LA POSIZIONE DELLE ASSOCIAZIONI AMBIENTALISTE E PROTEZIONISTE
L’argomento è più complesso e sfaccettato di quanto in effetti possa apparire per via delle diverse tipologie di reti derivanti ascrivibili alla categoria delle “ferrettare” e ciò ha giocato a favore dei professionisti poiché associazioni come Greenpeace o WWF si sono di fatto astenute dalla discussione, mentre Oceana si è detta contraria al divieto totale, tutte comunque mosse dalla tutela del settore “piccola pesca artigianale” in quanto impegnate in una campagna contro le grandi lobby mondiali della pesca come si può vedere a questo link Fish-Fairly . Solo l’italiana A.P.R. ( Alleanza Pescatori Ricreativi) e l’europea EAA European Anglers Alliance) hanno
approfondito la cosa portando argomentazioni supportate stavolta da dati obiettivi riguardo il fatto che non tutte le reti derivanti della piccola pesca sono innocue. Basta portare all’attenzione, tra i tanti, l’esempio più lampante che proprio le cosiddette “ricciolare” reti derivanti usate per la cattura delle piccole ricciole e delle lecce amia allo stadio giovanile,
esemplari da 20-30 cm, comunemente le prime definite anche “limoncelle” producono un danno incalcolabile agli stock di questa specie che arriva a maturità sessuale solo quando raggiunge gli 80 cm di lunghezza. Questo anche e soprattutto a causa dell’incredibile vuoto legislativo delle leggi in materia di misure minime dei pesci commerciabili che non tiene assolutamente conto nè della biologia delle singole specie nè
dei problemi legati appunto alla riproduzione e sopravvivenza degli stock. Altro che piccola pesca…il danno che queste pratiche apportano è sotto gli occhi di tutti, senza parlare poi del prelievo indiscriminato che con le derivanti e reti a circuizione si attua nei confronti dei tonni rossi giovanili, esemplari da 30 max 40 cm che vengono pescati a tonnellate soprattutto al sud in barba ad ogni legge e regolamento.
LA PETIZIONE CONTRO LE RETI DERIVANTI
Alla luce di queste considerazioni cosa possiamo fare noi pescatori sportivi per tentare di arginare questo fenomeno che tante volte abbiamo semplicemente denunciato a parole? Per far seguire i fatti alle chiacchiere le associazioni A.P.R. ed EAA sostenute in questa campagna da Kayakero Magazine hanno aperto una petizione su Change.org il famoso sito di petizioni online dove si può mettere una firma “virtuale” a sostegno di una campagna europea che coinvolge altri stati membri che si affacciano sul Mediterraneo come Francia, Spagna, Croazia, Grecia e naturalmente Italia. Con questa petizione noi pescatori sportivi ma anche singoli cittadini responsabili chiediamo l’abolizione di tutte le reti derivanti in Mediterraneo con alcune deroghe che fanno riferimento alla pesca delle acciughe e sardine, come specificato nel testo che recita così:
“Chiedo che il divieto di utilizzo di reti derivanti proposto dalla Commissione , per le motivazioni espresse dalla Commissione (http://europa.eu/rapid/press-release_MEMO-14-351_en.htm ), sia applicato almeno al Mediterraneo.
Ritengo ammissibile una deroga per l’utilizzo delle piccole derivanti destinate alla pesca delle sardine e delle acciughe, da parte delle imbarcazioni di lunghezza ft minore o uguale a 12 mt, solo se concessa a seguito di specifici piani di gestione atti a garantirne l’uso sostenibile. “
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