Dal 21 febbraio scorso, data in cui ufficialmente ci sono stati i primi casi di contagio da coronavirus in Italia, con la drammatica escalation di morti e contagiati che ci ha proiettato nelle poco invidiabili prime posizioni della classifica mondiale di una pandemia, di cui al momento attuale non riusciamo ancora scorgere un segnale di affievolimento del numero di contagi e di decessi, ci si è tutti interrogati su quali effetti tutto questo avrebbe avuto nel mondo della pesca sportiva. A chiarire a tutti gli appassionati che qualcosa era definitivamente cambiato nelle nostre abitudini di vita, è stata l’uscita sulla Gazzetta Ufficiale del DPCM (Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri) emanato lo scorso 9 marzo con decorrenza 10 marzo l’ articolo 1, lett. a). Questo primo decreto, seguito poi da altri stabilisce: “allo scopo di contrastare e contenere il diffondersi del virus Covid-19 sono adottate le seguenti misure: evitare ogni spostamento delle persone fisiche in entrata e in uscita dai territori di cui al presente articolo, nonché all’interno dei medesimi territori , salvo che per gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità ovvero spostamenti per motivi di salute”. Questa prima lettura era sufficientemente chiara e definitiva e stabiliva che ogni altra attività, non specificatamente citata nel decreto, era da escludersi a priori. La passeggiata con il cane attorno a casa, era consentita ma sappiamo anche che in moltissimi casi queste norme sono state disattese. Per questo la trasgressione al decreto, salvo che il caso costituisca più grave reato, ai sensi dell’art. 650 cod. penale poi irrigidito da altri aggiustamenti e decreti successivi prevedeva una multa e processo penale, sino ad arrivare a contemplare il carcere nel caso il contagio dovesse arrivare a provocare la morte di altre persone. Questo lungo “pistolotto” per introdurre il semplice concetto che tra le attività non “necessarie” rientrava pienamente anche la pesca sportiva, sia da terra che dall’imbarcazione, sia in acque dolci che in mare. Non staremo qui a sindacare se le restrizioni imposte siano da ritenersi più o meno legittime sotto l’aspetto della limitazione delle libertà costituzionali, ma francamente bisogna dire con chiarezza, che non c’era altro da fare ai fini del contenimento del contagio, etc. Vista l’ estrema situazione di emergenza, personalmente ritengo che il provvedimento rientrasse nella legittima prospettiva di limitare il più possibile la mobilità delle persone e di conseguenza anche del coronavirus. Ma bisogna aggiungere che la
pandemia non ha portato solo a questo sacrificio temporaneo che viene chiesto a tutti i pescatori sportivi italiani e in seguito all’estendersi del contagio anche a buona parte, di quelli europei e di tutto il mondo poi. E’ stato chiaro da subito che l’impossibilità di praticare il nostro hobby preferito avrebbe portato presto con se tutta una serie di cambiamenti e di sconvolgimenti sociali ed economici. Con la chiusura imposta di tutti i negozi di pesca, dei grossisti ed importatori e delle aziende del settore, decisione che moltissimi avevano già intrapreso autonomamente prima del decreto, è lampante che si è andati incontro ad una immediata crisi del mercato. I negozianti chiusi non percependo reddito e per chissà quanto tempo ancora questa situazione si trascinerà, saranno quindi costretti a dare fondo ai risparmi personali e comunque si creerà una sofferenza di liquidità generalizzata, che andrà poi a ripercuotersi sui distributori e grossisti che vedranno aumentare considerevolmente ritardi nei pagamenti ed insoluti sulla merce già acquistata ed invenduta, e soprattutto, cosa più grave, uno stop totale per nuovi ordinativi di altro materiale. La catena negativa avrà poi indubbie conseguenze sui piani di produzione delle aziende che fabbricano le attrezzature da pesca, già anticipati infatti
fortissimi ritardi da parte dei produttori cinesi che hanno sospeso la produzione per diversi mesi ma anche di coreani, vietnamiti e giapponesi che in un modo o nell’altro erano collegati parzialmente o in toto a fornitori cinesi. Già Rapala ed altre aziende leader della pesca mondiale, hanno annunciato che quest’anno sono previsti più dividendi degli utili tra gli investitori. Ma non ci voleva certo la sfera di cristallo per anticipare un quadro incerto dalle tinte fosche e piuttosto desolante nel quale, si salvano forse solo e parzialmente, tutti i negozi on-line, che comunque saranno anche loro soggetti ad un forte ritardo nel ricevimento di nuove merci e novità in genere. Poi c’è tutto l’indotto che gira attorno alla pesca, parliamo di tutti gli eventi agonistici e non, programmati e legati alla pesca sportiva in mare ed in acqua dolce, che a seguito di questo decreto hanno subito uno stop immediato, come comunicato anche dalla FIPSAS. Segnalo a questo proposito che alcune associazioni e gruppi di pescatori sportivi in Veneto hanno rinunciato ai finanziamenti regionali devolvendoli ad istituzioni sanitarie. Tutte le manifestazioni fieristiche legate al mondo delle attrezzature della pesca sportiva, programmate in Europa, e nel mondo sono state annullate, l’ ICAST di Orlando si terrà solo in versione online, o rinviata l’ AFTA Show in
Australia la prossima EFTTEX di giugno di Praga è stata posticipata di un anno. Ma nonostante tutto ciò, ed a conferma che il problema non è stato valutato da tutti secondo gli stessi parametri, in USA il coronavirus non ha però impedito lo svolgimento della Major League Fishing uno dei 3 tornei di pesca al Black Bass più seguiti negli States, mentre adesso a seguito della gravissima situazione anche oltre Atlantico, sono stati sospesi tutti i tournament sia in mare che in acqua dolce. Seychelles, Maldive, Cabo Verde e tante altre famose destinazioni per la pesca sportiva hanno momentaneamente chiuso per qualche mese le loro frontiere agli stranieri, inibendo quindi nella pratica, almeno temporaneamente, tutte le attività di charter e lo stesso in moltissime destinazioni freshwater europee, dall’Austria alla Norvegia per la pesca al salmone, al luccio, alla trota o al temolo. Lo stesso dicasi per le più tipiche destinazioni caraibiche sino a quelle del centro e sud America come per tutta la costa occidentale ed orientale dell’Africa. In altre nazioni come N.Zelanda e Australia è prevista una lunga quarantena per chi proviene dall’Italia e a causa della chiusura quasi totale dei voli è praticamente impossibile raggiungere altre destinazioni all’estero. Con i collegamenti aerei bloccati, i viaggi di pesca subiranno uno stop
difficilmente quantificabile oggi, in termini di durata, ciò dipenderà dalle dimensioni ed evoluzione della pandemia, ma sicuramente tutto il comparto subirà una significativa e prolungata battuta d’arresto, che coinvolgerà bacini di utenza ben più ampi che non quello, piuttosto modesto italiano, mi riferisco ai fishing traveler americani, e nord europei in genere. Non dimentichiamo poi che è quasi sull’orlo del collasso, la situazione della pesca professionale in Italia, con la chiusura dei ristoranti e hotel e la contrazione della richiesta di pesce sui mercati che ha costretto alla serrata grossisti e dettaglianti, la flotta peschereccia resta in porto. Lo stesso problema per le flotte di tanti paesi europei dalla Danimarca, Inghilterra sino al Portogallo e Spagna. Ma la crisi del settore non si ferma all’Italia ed all’Europa, in USA il New Jersey che esportava circa l’80% del suo pescato, soprattutto molluschi e crostacei in Italia, Spagna, Francia, è sull’orlo di una recessione irreversibile con migliaia di addetti a terra. In questo caos generale che si profila all’orizzonte sembra francamente difficile trovare degli aspetti positivi ed il sacrificio imposto agli appassionati con il divieto di andare a pesca per alcuni mesi, pare qui davvero poca cosa in confronto al terremoto economico e finanziario che questa piccola ma necessaria rinuncia, comporterà invece per tanti altri settori legati alla pesca.
Ricordatelo, ogni volta che vi verrà voglia di lamentarvi sui social e soprattutto restiamo tutti a casa! In tutto questo ne trarrà sicuro vantaggio il Mare ed il mondo delle Acque. Pensate all’imminente frega dei Black Bass che si godranno una stagione degli amori sicuramente molto ma molto tranquilla. Senza parlare poi della prossima riproduzione ed il “montone” dei Dentici ed altre specie pelagiche e persino dei primi passaggi di tonni rossi che probabilmente potranno correre liberamente sulle loro rotte senza paura di incorrere in ami, artificiali e forse stavolta, neppure nelle tonnare fisse, poche per la verità, anche se poi magari appena fuori le acque territoriali cadranno probabilmente vittime delle tuna boat giapponesi, coreane e soprattutto cinesi. Che volete farci…così è la vita! A conclusione di un scenario a tinte apocalittiche, dipinto con sufficiente realismo e dati facilmente condivisibili, resta sempre forte la consapevolezza che prima o poi tutto questo passerà o comunque si attenuerà in qualche modo. “Ha da passà ‘a nuttata!”…diceva un indimenticabile Eduardo De Filippo nella commedia Napoli Milionaria, anche se mi permetto di aggiungere che il “dopo” dipenderà da noi. Di sicuro molte cose non
saranno più le stesse e dovremo ripensare all’economia globale come l’abbiamo conosciuta sino ad ora. Quando quel momento sarà arrivato, perché prima o poi arriverà, mi permetto di farvi una sola raccomandazione: ”AIUTIAMO poi con i nostri soldi i piccoli negozi di pesca a riaprire, evitando ora di fare i nostri acquisti su Amazon, Aliexpress etc. ”. Perché sarà arrivato il tempo in cui ci vorranno fatti concreti e solidali per salvarci tutti…non più inutili chiacchiere sul web!
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