Li avevamo visti al loro esordio all’EFTTEX di Parigi, dove hanno ricevuto giudizi lusinghieri, li abbiamo ricevuti a metà Agosto grazie alla cortese disponibilità dei responsabili Seaspin e finalmente dopo alcune uscite in barca e da terra ecco la recensione del Pirata di questi originali casting jigs.
Il nome, secondo una consolidata tradizione dello staff di Seaspin, viene preso a prestito dalla lingua sarda dove “leppa” significa coltello, quella particolare lama a serramanico assai conosciuta in Sardegna. Di questa ne ha infatti la tipica forma a foglia lanceolata e i bordi appiattiti ed affilati ben rimarcati al centro del corpo da una linea, simile a quella linea laterale dei pesci, che costituisce l’aspetto più caratteristico dei fianchi assieme alla sfaccettatura geometrica verso la coda che invece ricorda la protuberanza ossea caudale di certi rostrati tipo marlin e pesce spada. Questo ispessimento posteriore non è però simmetrico ma tende ad allargarsi maggiormente verso la parta inferiore dell’artificiale, il che unito al
peso dell’amo singolo ed al suo posizionamento, gli consente un nuoto particolare su recuperi lineari come vedremo nella parte finale. La maggior concentrazione dei pesi sulla coda conferisce anche a questo artificiale delle incredibili doti aerodinamiche ed un assetto in volo quasi perfetto garantendo quindi lanci lunghissimi con estrema facilità. Il corpo è decorato con il solito foil olografico ed in alcune
versioni la piccola sfaccettatura posteriore è rivestita con una texture diversa, poi c’è il solito occhietto tridimensionale del geko di Seaspin e l’armatura costituita da un single hook in-line di misura adeguata alle dimensioni dei jig. Abbiamo infatti al momento 3 misure per 75-85-95mm e 22-33-44 gr. armati rispettivamente con i Gamu da #1/0 – #2/0 – #3/0. Viene proposto in 11 colorazioni differenti con alcune livree che prevedono il taper olografico solo sulla losanga posteriore.
VALUTAZIONI FINALI
Cominciamo con il dire che questo artificiale si presenta esteticamente senza sbavature, ben delineato nei suoi tratti caratteristici, certo non deve essere stato facile disporre e far aderire perfettamente il foil olografico sulla parte posteriore ed il risultato è sempre soddisfacente. Anche la copertura trasparente è abbastanza resistente anche se con i pesi maggiori a shore jigging sulla scogliera qualche traccia, graffio, spellatura inevitabilmente c’è e bisogna rassegnarsi. Bene anche l’armatura con i Gamu, anche se francamente mancano ancora le misure importanti tipo 5/0 – 6/0 –7/0 in grado di poter dare maggior tranquillità nel caso di incontri ravvicinati del terzo tipo. Sulle distanze raggiungibili questo Leppa da sicuramente il massimo consentito dall’ aerodinamica applicata a questa tipologia di artificiali, volando dritto come un fuso davvero lontanissimo, anche nelle misure e pesi più piccoli. Grandioso per raggiungere le mangianze, sia di rossi che di tunnidi in genere, stando abbastanza ben lontano per non far affondare i pesci. In acqua affonda ondeggiando lentamente, un movimento tipico di tutti i “leaf jigs” che si evidenzia maggiormente nel casting sulla distanza dove il suo
affondamento è anche vincolato da decine e decine di metri di filo, in modo da sembrare un pesciolino ferito che scende lievemente verso il fondo. Nell’uso a jigging light la discesa provoca invece maggiori svirgolate laterali e accenni di larghi avvitamenti. Recuperato, dopo il lancio, con lunghi strattoni si produce in sbandate laterali abbastanza scoordinate poiché, per via della disposizione dei pesi che sulla coda si concentra nella parte inferiore mettendo così l’artificiale di taglio rispetto alla massa liquida, offre all’avanzamento alternativamente un lato e l’altro del suo corpo piatto. Lo stesso accade con un recupero appena più veloce ma questa volta lineare, appena sotto la superficie a canna alta. Nelle prove dalla scogliera abbiamo cercato anche un assetto diverso, più da skipping lure, per provocare saltelli e
spruzzi in superficie nel tentativo di richiamare da grande distanza le nostre amiche “brasiliane” le lampughe per intenderci. Per far ciò ho aggiunto uno split ring in modo da avere una diversa disposizione dell’amo che magari anche dressato costituisce una sorta di efficace timone equilibratore. Si perde qualcosa sui guizzi laterali ma il saltellio sulla superficie risulta più regolare e facile da ottenere. Pesi e misure di questa prima serie sono inequivocabilmente destinati al casting in off shore ed ad uno shore jigging medio-leggero in scogliera, in questo caso suggerisco l’armatura classica costituita da un assist hook in testa. Nello shore jigging più estremo però il peso ridotto e la forma piatta e larga, ne limita l’utilizzo in presenza di forti correnti laterali che trascinano il Leppa, allentando eccessivamente la caduta sul fondo e rendendo problematico il loro recupero. Per questo motivo penso che in casa Seaspin stiano già programmando delle misure maggiori tanto che si rumoreggia di un Leppa da 66 gr. vedremo…!
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