Torniamo sul Tenya fishing per parlarvi, oltre chi di un artificiale della giapponese V.I. Soul il Mikasa, disponibile in 3 grammature #15 gr. – #23 gr. – #30 gr. che di per se non ha niente di più e niente di meno di altri tenya, anche di un originale clip chiamata Ebizuren per trattenere il gambero innescato sul tenya. Chi pratica con una certa costanza questa tecnica, non sono tantissimi ma ci sono, sa bene quanto sia importante non farsi f……e o più educatamente, “sfilare” l’esca naturale, costituita di solito da piccoli gamberi, assai adescanti ma purtroppo anche molto delicati.
E qui ecco quello che a molti, adesso che ne parliamo, parrà come il classico e banalissimo “uovo di Colombo”. In effetti noi italiani abbiamo da sempre avuto la dote del saperci arrangiare e moltissimi hanno tentato di evitare che i pesci sottraessero le loro esche senza pagar pegno, utilizzando un abbondante numero di spire di filo elastico, poco più che un palliativo che in molti casi riduce drasticamente le abboccate. Non dobbiamo dimenticare infatti che oltre all’ odore rilasciato dal gambero in acqua, gran parte del richiamo di questi particolari inneschi sui Tenya, è dovuto proprio al movimento della testa lasciata libera di ondeggiare con l’amo più piccolo fissato proprio sulla parte più dura del rostro. Sono sicuro che sono state davvero tante le volte che avete sacramentato, nell’ avvertire in fondo alla lenza delle belle botte e recuperare però il tenya desolatamente decorato dal carapace vuoto del gambero, a penzoloni sulla curva dell’amo, quasi a prendersi gioco di voi.
Ecco quindi la parziale soluzione studiata dai consulenti e prostaff della V.I. Soul costituita da una semplice “clip” di acciaio inox sagomato ad “L” con un occhiello aperto da una parte che va montato e chiuso con l’aiuto delle pinze, sull’attacco posteriore del corto bracciolo dell’amo piccolo pescante. La parte corta della “L” invece va a trapassare il corpo del gambero da una parte all’altra come chiaramente illustrato sotto.
Dopo aver eliminato quella che impropriamente definiamo “coda” ma che invece è il “telson” si procede all’innesco del gambero sull’amo principale con le zampette all’aria. L’amo più piccolo deve avere un certo lasco sul corto bracciolo, per non vincolare troppo la testa del gambero su cui si andrà ad appuntare con la punta rivolta verso l’alto. Ora si distende il corpo del gambero sino ad arrivare in battuta sul Tenya e si inserisce l’ Ebizuren più o meno tra il VI° ed il V° segmento addominale, o dove vi pare a voi a seconda della grandezza dei gamberi utilizzati.In questo modo il piccolo crostaceo rimane fissato al tenya in modo più stabile, anche se a mio parere non del tutto definitivo. Però se andiamo a vedere le grammature del Misaka c’è un suo perché al tutto. Abbiamo infatti zavorre del tutto modeste dai 10 gr. ai 30 gr. per un tenya su fondali medi dai 15/25mt o giù di lì e anche per un tenya praticato da terra e rivolto quindi a prede di media e piccola taglia. Quando infatti vogliamo raggiungere profondità maggiori sappiamo bene che abbiamo bisogno di pesi diversi e di conseguenza
di inneschi decisamente più consistenti. Potremo sempre rivolgerci in questo caso ad inneschi di soft bait che imitino almeno nella forma il gambero o altre strane creature simili. Una scelta difficile per chi è abituato ad utilizzare l’esca naturale ma che in alcune circostanze e situazioni diviene quasi un obbligo. Per innescare il soft bait abbiamo invece una clip simile, il Wormzuren , dove sull’angolo più corto della “L” c’è una sorta di appendice ripiegata, per meglio trattenere i corpi delle esche in silicone. Per finire questo post tra la recensione ed il tutorial didattico, mi piace chiudere con una foto di barche in pesca con la tecnica del Tenya alla moda di Kasaoka, o “Kasaoka style” come riportato anche nel sito web giapponese. Kasaoka è un porto della prefettura di Okayama famosa in Giappone proprio per la lunga esperienza secolare nella tecnica di
pesca con i Tenya, praticati qui sui fondali non profondi ma tormentati, dell’arcipelago di isole e isolotti presenti poco al largo. Ebbene vi chiederete cosa c’è di tanto strano e simbolico nell’immagine delle barchette con la vela di poppa spiegata. Solo chi è stato da quelle parti ha potuto infatti vedere con quale abilità i pescatori locali riescano a rimanere fermi sulla verticale, contrastando corrente e scarroccio, proprio sfruttando la piccola vela di poppa…si chiama “overing” ma non chiedetemi come funziona!! Ah un ultima cosa, trovate questi accessori solo online, se siete bravi a “googolare”, ma sono sicuro che qualche “italian builder”…dopo attenta lettura di questo post…non mancherà di realizzare qualcosa di analogo…magari facendola passare per una sua originale invenzione. Così va il mondo!