Avevo realizzato una vignetta delle mie solite per segnalare su Facebook il “Silenzio Assordante delle ONG” come aveva titolato Laura Pisano su un suo post pubblicato sul sito A.P.R. (Alleanza Pescatori Ricreativi) a questo LINK dove veniva denunciato il colpevole silenzio di associazioni ambientaliste del calibro di Greenpeace, Legambiente Italia e Marevivo che sono andate recentemente ad un incontro con il Ministro Martina per perorare la sostenibilità per la piccola pesca, chiedere provvedimenti contro lo strascico e il mantenimento delle quote di tonno e pesce spada. Ma stranamente NON UNA PAROLA sulla proposta europea di abolire definitivamente tutte le reti derivanti in Mediterraneo di cui si parla in questo Press Release e più ampiamente in un mio lungo post dedicato all’argomento ed alla petizione per la raccolta firme da portare in sede europea, qui il LINK . D’accordo che ormai Greenpeace e gli altri abbiano abbracciato la teoria del salviamo la piccola pesca sostenibile da contrapporre alla grande pesca oceanica, pure lanciando una campagna apposita, LINK ma quando abbiamo contattato le diverse sedi nazionali allo scopo di tentare di coinvolgerle tutte assieme a sostegno della raccolta di firme promossa da A.P.R. ed EAA (European Anglers Alliance) non abbiamo ricevuto nessuna risposta. Ora
a queste scimmiette che rappresentano le “voci dell’indifferenza” riteniamo giusto aggiungerne anche un altra, quella di Seashepherd Italia e Seashepherd Official che preferiscono proteggere i ricci di una riserva APM con il sostanzioso contributo di uno sponsor produttore di cosmetici biologici (ci manderei la Gabbanelli a controllare) per una campagna che descrivo in questo post (LINK), piuttosto che impegnarsi seriamente per le reti derivanti. I nostri appelli rivolti a tutte queste ONG sono rimasti praticamente inascoltati e solo il WWF si è degnato di twittare la nostra petizione. Ci siamo a lungo chiesti quali i motivi di un atteggiamento simile che ha persino risvolti “autolesionisti” in
quanto rinuncia a prerogative essenziali ed ineludibili degli stessi statuti di fondazione di queste associazioni che pure in anni passati si erano prodigate in campagne di sensibilizzazioni forti e massicce proprio contro le famigerate spadare. L’unico motivo che ci è parso plausibile è che poiché questa petizione è partita da associazioni di pescatori sportivi, ha in fondo prevalso il pregiudizio che dipinge tutti noi pescatori ricreativi, nell’immaginario collettivo delle ONG ambientaliste, solo come sterminatori di pesci
assetati di sangue e affamati di sushi. Poco importa che le giovani generazioni di pescasportivi siano sempre più responsabili e si stiano orientando ormai da anni verso un Catch&Release consapevole, poco importa delle campagne di tagging intraprese in questi anni, insomma il luogo comune e i pregiudizi sono duri a morire. Proprio come la vignetta in apertura, simbolo lampante di certo ambientalismo a senso unico che con i suoi paradossi e contraddizioni estreme non fa certo il bene del Pianeta.
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